Affido condiviso. Lotta di tempi e di case

A seguito di una separazione, conflittuale o meno, purtroppo sono soprattutto i figli a subirne le conseguenze ed a portarne le cicatrici.

A proposito del tema della separazione coniugale, la riforma sull’affido condiviso e il mantenimento dei minori è sicuramente uno dei temi più importanti e più trattati dell’ultimo periodo.

Mi piacerebbe in questo articolo analizzare, discutere e riflettere sul nuovo disegno di legge, i cui contenuti sono:
1) Le novità del ddl n. 735 su affido e mantenimento
2) Stop all’assegno di mantenimento e corrispettivo per chi non gode della casa familiare
3) Affido condiviso “effettivo”
4) Contrasto dell’alienazione parentale

Tralascerò il secondo punto e mi concentrerò sugli altri:

1) Partirei dal primo punto, rispetto al quale i criteri dettati dal contratto di governo sono quattro, ma mi concentrerei solo su due:
– Mediazione civile obbligatoria per le questioni in cui siano coinvolti i figli minorenni
– Equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari

Per quanto riguarda la mediazione obbligatoria, mi chiedo come sia possibile obbligare a collaborare e discutere due ex coniugi magari con un livello di conflittualità tale che fanno persino fatica a rimanere nella medesima stanza senza insultarsi o peggio.

La mediazione in generale è certamente un ottimo strumento, che risulta essere molto utile in diverse situazioni di separazione, ma credo che sia poco pensabile renderla obbligatoria. Sarebbe piuttosto più opportuno proporla solo alle coppie che possono tollerare e reggere un simile lavoro e percorso.

L’altro aspetto, ovvero quello dell’equilibrio tra le due figure genitoriali, è un argomento un pò controverso e delicato, da trattare dettagliatamente.

Certamente è fondamentale la presenza di entrambi i genitori, i quali pur non essendo più una coppia continueranno comunque sempre ad essere la madre ed il padre di quel figlio. Dicendo questo voglio sottolineare che le funzioni genitoriali, paterna e materna, devono obbligatoriamente continuare a lavorare, possibilmente in modo coordinato e integrato.

Ciò significa che i genitori devono comunicare e collaborare tra di loro costantemente affinché si proponga ai figli un’azione educativa condivisa, senza che ognuno viaggi per la sua strada, o peggio denigri o metta in cattiva luce il comportamento dell’altro genitore, mettendo magari in atto un conflitto tra ex coniugi che non dovrebbe avere nulla a che fare con il ruolo di genitori.

Fin qui tutto bene, ma la cosa che mi lascia perplesso sono i tempi paritari, ovvero il fatto che entrambi i genitori dovrebbero trascorrere la stessa identica quantità di tempo coi loro figli.

Io partirei invece dal presupposto che non è tanto importante la quantità di tempo trascorsa con i propri figli, quanto la qualità del tempo. Si possono trascorrere intere giornate dove il figlio è incollato alla televisione ed il genitore fa altro nell’altra stanza; viceversa anche una sola ora di tempo può essere sfruttata al massimo per fare davvero qualcosa con proprio figlio in modo partecipato e condiviso.

Ovviamente non voglio dire che bastano poche ore al giorno da trascorrere con proprio figlio, ma semplicemente che il principio per cui più tempo equivale a miglior genitore non sta in piedi. Bisognerebbe tarare le tempistiche non sulla base di un’equità temporale tra genitori, ma sulla base delle reali esigenze e bisogni del figlio.

3) Per quanto riguarda invece l’affido condiviso “effettivo”, sono assolutamente concorde con il fatto che i genitori dovrebbero entrambi partecipare attivamente nel progetto educativo e di crescita dei loro figli, in modo da creare un rapporto genitore-figlio e da svolgere un ruolo genitoriale che non risenta dell’evento della separazione.

Con la legge sull’affido condiviso del 2006 diventa centrale il “principio della bi-genitorialità”. La legge prevede che entrambi i genitori debbano continuare ad esercitare congiuntamente, anche se separati, la loro responsabilità di genitori non solo sulle decisioni straordinarie (scuola, salute ecc.), ma anche su quelle ordinarie (sport, principali permessi ecc.).

L’affido condiviso “effettivo” comporta però anche una doppia residenza o doppio domicilio dei figli, i quali perciò sono costretti a vivere alcuni giorni a casa della mamma ed alcuni giorni a casa del papà.

Ritengo che questo non sia assolutamente positivo per i minori, i quali devono sentire di avere la propria casa, la propria stanza, le proprie cose senza essere sballottati di qua e di là per tutta la settimana. La cosa migliore sarebbe sicuramente che i figli vivessero nella stessa abitazione in cui sono cresciuti prima della separazione dei genitori.

Qua credo sia in ballo la stessa questione della quantità di tempo che i genitori dovrebbero passare con i figli, ovvero si mettono davanti le volontà dei genitori invece di mettere in primo piano i bisogni dei minori, che sono i soggetti più fragili e che andrebbero maggiormente tutelati.

4) L’ultimo punto infine parla del contrasto dell’alienazione parentale. Per alienazione parentale si intende quella dinamica in cui un genitore denigra fortemente l’altro genitore, ed il minore si schiera rigidamente con il genitore denigratore e si rifiuta di incontrare il genitore denigrato.

In questo punto si dispone che in caso di alienazione parentale debba esserci un risarcimento del danno (in favore del genitore leso e/o del minore) e la perdita della genitorialità per il genitore alienante.

Su questo punto sono concorde, ma anche qui andrebbero analizzate a fondo le varie situazioni familiari perché l’alienazione parentale è una dinamica molto sottile e non facile da individuare con esattezza. Inoltre ancora una volta è fondamentale porre molta attenzione al minore, in quanto questa dinamica non riguarda solo i due genitori, ma il figlio risulta essere “attore attivo” di questo meccanismo e rischia una notevole sofferenza psichica.

2018-10-05T17:48:19+00:00