Genitori

Essere genitori oggi è davvero difficile. Ci si trova a ricoprire il proprio ruolo in un contesto in cui gli altri sistemi educativi sono andati in crisi, senza essere ancora stati ridefiniti, e in una società in cui regna il mito dell’assenza del limite. Questo quadro, di per sé ambivalente, genera confusione e instabilità nei figli, che hanno bisogno di riferimenti solidi da interiorizzare.

Nella famiglia di oggi sono stati ridefiniti i rapporti tra i membri, nella direzione di un livellamento che lo psicologo Rizzo chiama “orizzontalizzazione”: una configurazione familiare in cui spesso si cerca una relazione amicale genitori-figli nell’illusione che questa porti ad una maggiore e più autentica comprensione e che allontani le possibilità di conflitto.

Le madri e i padri oggi sembrano preoccupati di essere amati dai propri figli, per cui allontanano le possibilità di conflitto, viste come un ostacolo che può intaccare l’amore e la comprensione reciproca. Si tratta di genitori che cercano di ottenere l’obbedienza attraverso l’amore e non attraverso le regole, le punizioni o i principi astratti. Genitori protesi verso i figli alla ricerca della loro vera natura ed indole, della loro vocazione e talento.

La prospettiva che abita nella mente della coppia di genitori è quella di contribuire in modo decisivo a costruire dei figli “felici”. Tale fine viene perseguito abbassando, rispetto alla famiglia del passato, il tasso di dolore mentale che la coppia genitoriale pensa si possa somministrare al figlio a scopo educativo.

Nasce così il progetto educativo, ma soprattutto relazionale, di farsi obbedire per amore e non per paura dei castighi e del dolore fisico o morale. Cambia radicalmente l’idea guida del modello educativo: il bambino non è più un piccolo selvaggio da civilizzare.

Si delinea infine un altro aspetto: la scarsa capacità dei “nuovi genitori” di tollerare gli insuccessi e i fallimenti dei figli perché vissuti come propri. Queste attese narcisistiche in parte spiegano l’eccessiva ansia di preservare i ragazzi da eventuali esperienze negative. Si tende a rimuovere le difficoltà prima che i ragazzi possano provare ad affrontarle e a sperimentare così le proprie capacità, riconoscendo anche i propri limiti.

Ne consegue che, avendo ridotto la quantità di ferite narcisistiche, i giovani non sopportano i fallimenti poiché i genitori per primi non li tollerano, il che incrementa il loro bisogno di essere assecondati, protetti, difesi anche dalle altre istituzioni educative insieme alla manifestazione di quote significative di ansia laddove compare il rischio di fallimento.

I genitori di oggi si trovano dunque a confrontarsi con due grandi angosce:

  • il bisogno di sentirsi amati dai propri figli. Non sono più i figli che domandano di essere riconosciuti dai loro genitori, ma sono i genitori che domandano di essere riconosciuti dai loro figli. Per risultare amabili è necessario dire sempre «Sì!», eliminare il disagio del conflitto, delegare le proprie responsabilità educative
  • l’angoscia legata al principio di prestazione. Lo scacco, l’insuccesso, il fallimento dei propri figli sono sempre meno tollerati, infatti di fronte all’ostacolo la famiglia moderna si mobilita, più o meno compattamente, per rimuoverlo senza dare il giusto tempo al figlio di farne esperienza.
2018-08-06T15:34:11+00:00