Coppie

Il legame di coppia rappresenta il punto di incontro e di mediazione tra differenti storie familiari e come tale è soggetto all’imprevedibilità oltre che all’incertezza della durata.

Innanzitutto entrambi i coniugi sono impegnati nella realizzazione di sé, in una messa a punto della propria identità che richiede un forte investimento narcisistico sull’Io. Al tempo stesso debbono però convergere su un progetto comune, sulla costituzione di un “noi” che richiede di sacrificare, almeno in parte, la propria singolarità.

Il matrimonio è una istituzione storicamente costituita per due figure che non esistono più: da una parte il marito che mantiene la famiglia, che detiene il potere fuori e dentro casa. Dall’altra una donna bisognosa di protezione, fragile, devota, che si accolla completamente la gestione della casa e l’allevamento dei figli, attenta a mantenere sempre e comunque i legami familiari.

Ora quell’uomo e quella donna sono solo un ricordo: il contenitore “famiglia” è rimasto intatto ma i suoi abitanti sono cambiati radicalmente.

Anche il modo di considerare e di vivere la separazione è cambiato radicalmente nelle ultime generazioni. L’introduzione del divorzio ha comportato infatti il riconoscimento sociale che il matrimonio non è necessariamente indissolubile, che può avere termine.

Questa possibilità cambia le aspettative, aumentando contemporaneamente la libertà, la paura e l’impegno. È nata la consapevolezza della precarietà, ma anche la convinzione che la coniugalità non è un dato di fatto, una assicurazione sulla vita stipulata una volta per tutte.

La possibilità di interrompere il legame può comportare un minor spirito di sacrificio, meno voglia di spendersi in faticosi mutamenti delle situazioni negative. Le separazioni possono indurre l’impressione di costituire una chance in più, o una tappa obbligata della vita, oppure una prova con la quale occorre prima o poi cimentarsi.

La relazione di coppia si è “privatizzata”, si è come liberata dall’intervento delle famiglie di origine e dai vincoli sociali, e ha fatto emergere la relazione allo stato puro, che vede la sua consistenza nella qualità e la giustificazione di una rottura nel decadimento di tale qualità.

Nel passato invece i matrimoni erano felici o infelici ma comunque stabili, e la stabilità non dipendeva dalla qualità della relazione.

Oggi, al contrario, le aspettative reciproche dei due coniugi, la ricerca del benessere personale unito al calo del controllo sociale, fanno sì che la coppia si confronti e riveda più volte il patto a suo tempo stabilito e può accadere che da questo processo di revisione la relazione coniugale ne esca sconfitta.

La cultura della separazione diminuisce i costi sociali della divisione familiare, ovvero nessuno più si scandalizza o attribuisce colpe e peccati, ma lascia comunque intatti i costi psicologici.

Anche quando è stata preparata da un lungo periodo di conflitti, di allontanamenti provvisori, di riavvicinamenti mancati, la separazione è sempre traumatica perché mette i coniugi a confronto con il fallimento di un forte progetto di vita.

2018-07-31T23:23:39+00:00