L’esame di Maturità come rito di passaggio

Questa settimana si stanno svolgendo le prove scritte dell’esame di maturità, che come tutti gli anni mettono in grande agitazione e apprensione gli studenti, anche se quest’anno qualcosa è cambiato rendendo forse l’esame maggiormente ansiogeno rispetto al solito.

Prima di tutto è stato eliminato il super quizzone, e la seconda prova è stata trasformata in uno scritto multidisciplinare.

Personalmente ritengo che la rinuncia al super quizzone possa rappresentare qualcosa di benefico e sensato, in quanto credo che valutare le conoscenze, le competenze e le capacità degli studenti tramite un quiz incoraggi pericolosamente un tipo di apprendimento nozionistico e mnemonico, quando invece gli obiettivi scolastici e didattici dovrebbero essere quelli di far sviluppare un pensiero critico e riflessivo.

Il quiz è in qualche modo un simbolo del pensiero iperconcreto caratteristico della società in cui viviamo, che lascia davvero poco tempo e spazio alla riflessione, al ragionamento, all’introspezione richiedendo in modo urgente la prestazione massima nel minor tempo possibile.

Altra novità sostanziale è lo stravolgimento totale della prova orale, in cui non sarà più richiesta una tesina, ma si chiederà allo studente di scegliere tra tre buste dove i professori hanno inserito dei materiali da cui partire per l’interrogazione.

Questa importante modifica probabilmente “prepara” maggiormente gli studenti al mondo lavorativo, dove è richiesto un livello prestazionale molto alto con un conseguente innalzamento verticale dell’ansia relativa all’ignoto, relativa al dover essere sempre pronti e sull’attenti, relativa al fatto di non avere margine d’errore.

Dall’altra parte però priva gli studenti della propria tesina, che dovrebbe essere il frutto e il prodotto di una personale riflessione sulle materie affrontate e di una personale rielaborazione e creatività a partire dal bagaglio di conoscenze incamerate e interiorizzate durante gli anni di studio.

In ultimo quest’anno verrà data maggiore importanza al percorso svolto nell’ultimo triennio, con un punteggio maggiore assegnato al credito scolastico. Credo che questa modifica sia alquanto pertinente, poichè per quanto l’esame finale abbia la sua rilevanza in termini valutativi rappresenta pur sempre il coronamento di un percorso più lungo di crescita anagrafica, personale e didattica.

Credo che sia opportuno valutare uno studente prima di tutto attraverso il percorso di crescita che ha portato avanti negli anni, valorizzando l’evoluzione compiuta nel tempo e non solo il risultato o la prova finale, per quanto peso specifico possa avere.

Oltre a queste sostanziali novità, di cui si possono fare molteplici letture, è importante sottolineare come l’esame di maturità non sia solo un test, una prova, una valutazione del proprio livello di competenze, conoscenze e capacità, ma rappresenti soprattutto un rito di passaggio dall’infanzia-adolescenza alla vita adulta.

La sacralità di questo rito di passaggio sembra essere stata dissacrata dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il quale avrebbe inserito una traccia di tema all’ultimo minuto, dopo che gli era venuta in mente alle cinque e mezza della mattina precedente, quando normalmente tutte le tracce vengono consegnate a Febbraio, visto anche il fatto che i tecnici devono poi preparare tutto il materiale di approfondimento che accompagna le varie tracce.

Questa scelta dell’ultimo secondo purtroppo credo che mostri una povertà di riflessione e ponderazione, spinta dall’impulsività che notoriamente è cattiva consigliera, a maggior ragione in un rito di passaggio così importante che impegna tantissimi ragazzi.

Mi rendo conto che possa essere necessario ad un certo punto uno svecchiamento, ma allo stesso tempo è doveroso costruire e mantenere i riti di passaggio su fondamenta solide e storiche, affinché possano avere anche la valenza di tradizione e cultura, fino ad ergersi a simbolo.

Il matrimonio, il funerale, la leva militare obbligatoria nel passato sono tutti esempi di riti volti a simboleggiare un cambiamento, un passaggio o a celebrare delle emozioni dolorose. L’esame di maturità ritengo che abbia il medesimo valore e come tale vada tutelato e conservato, senza per carità escludere alcune modifiche, che siano però ponderate, frutto di una riflessione e che abbiano soprattutto un reale significato.

Il fatto che il rito di passaggio della maturità abbia subito così tanti rimaneggiamenti potrebbe forse indicare un’incrinatura del suo significato simbolico. La maturità, come dice la parola stessa, ha sempre indicato una crescita, un’evoluzione, un passaggio dall’essere piccoli all’essere grandi, dall’essere prima bambini e poi adolescenti all’essere adulti; peccato però che ormai l’adolescenza non termina più con il compimento della maggiore età, ma si protrae per molto più tempo, e in alcuni casi addirittura sembra non cessare mai.

Questo passaggio al mondo adulto negli anni è andato via via sfumando, a causa dei cambiamenti nell’educazione dei figli, e a causa della difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro con un conseguente procrastinare l’indipendenza dalla famiglia.

Per questo motivo forse l’esame di maturità nel tempo, per quanto faccia ancora molta paura, ha smarrito il proprio peso simbolico perdendo un pò di significato, e quindi mostrando il fianco a possibili modifiche, cambiamenti o vere e proprie rivoluzioni.

Tutto questo può restituirci un senso relativamente agli avvenimenti che stanno interessando l’esame di maturità, ma ciò non significa che dobbiamo destrutturare, snaturare o dissacrare un rito di passaggio così importante, al contrario bisognerebbe tutelarlo e fortificarlo per restituirgli quel valore simbolico che probabilmente sta un pò svanendo.

2019-06-20T12:25:12+00:00