Le origini della delinquenza

Delinquenza è un termine che ha diversi significati e usi, ma generalmente si definisce un giovane delinquente qualcuno che ha trasgredito la legge.

Questa definizione ha il pregio di essere precisa, ma i suoi limiti sono che non tiene in considerazione il comportamento o l’atteggiamento delinquenziale nel suo complesso.

In termini psicodinamici, delinquenza ha un significato molto più ampio, ha a che fare con il concetto di responsabilità e onestà, sia in rapporto a se stessi che agli altri.

L’essenza della delinquenza è nel fallimento del dovere di soddisfare le richieste legali nonché quelle morali dell’ordine sociale prevalente.

Il delinquente è incapace o non vuole fare ciò che è richiesto dal gruppo, dalla comunità o dalla società.

Tutti i bambini, in un momento o l’altro fanno quello che non dovrebbero fare, provano ciò che è proibito e mettono alla prova i limiti.

Ai fini della loro crescita e per curiosità percorrono strade nuove, spesso con fermezza, incuranti dei vincoli e delle conseguenze.

Nell’entrare a far parte del mondo sociale vi è una necessità anti-sociale, e in questo senso la delinquenza fa parte dell’essere bambino e adolescente.

La delinquenza si esprime in tre modi principali, e tutti costituiscono un attacco o un abbandono dell’altro:

  • Rubare
  • Ingannare
  • La violenza fisica o verbale

Il grado in cui queste attività divengono problematiche è in parte definito dai requisiti della legge, ma anche dalle sanzione e dalle proibizioni del gruppo sociale (famiglia, coetanei, comunità, società).

Alcuni gruppi chiudono un occhio su certe forme di furto, altri colludono con diversi tipi di inganno o condonano varie forme di violenza.

La delinquenza è dunque in rapporto alla tolleranza del gruppo.

La delinquenza come fallimento di un adattamento sociale è un problema di salute mentale, che viene definita in rapporto alla capacità di funzionare efficacemente e creativamente nel gruppo sociale.

Cruciale per lo sviluppo dei bambini è la loro capacità e prontezza a sviluppare un sufficiente auto controllo e coscienza che conduca il loro comportamento entro le regole del gruppo.

Alcuni delinquenti si comportano in modo così distruttivo e aggressivo da poter essere difficilmente corretti dalle normali sanzioni sociali, il loro comportamento dà luogo a disapprovazione ed è associato a una significativa sofferenza e disturbo del proprio funzionamento.

Questi giovani vengono classificati con un disturbo della condotta, indice dell’estensione e della natura problematica della loro delinquenza.

Le condizioni che determinano lo sviluppo della salute mentale o della delinquenza sono:

  • Caratteristiche innate e risorse personali del bambino
  • Circostanza familiari e societarie

Nel primo gruppo si possono identificare un insieme di caratteristiche genetiche e di primissimi fattori fisici pre-natali e peri-natali che rendono il neonato vulnerabile.

Differenze innate di temperamento hanno un’importanza strategica nell’indicare se i bambini sono o meno ipersensibili, instabili o tendenzialmente regressivi o progressivi.

Le risorse personali dei bambini determinano se saranno capaci di comprendere e adattarsi alle circostanze della vita e dunque acquisire un senso di controllo ed efficacia sugli eventi.

Tra i maggiori fattori di rischio in famiglia vi è:

  • la psicopatologia e la criminalità genitoriale
  • relazioni familiari difficili e divorzi
  • cure genitoriali inconsistenti
  • punizioni dure e irregolari
  • negligenza e abuso fisico
  • mancanza di calore emotivo

Contrapposti a questi ci sono una serie di fattori protettivi:

  • Lo stabilirsi di un attaccamento ed un legame infantile sicuro
  • Una presenza genitoriale autorevole e consistente
  • Credere all’interno della famiglia nel valore dell’educazione e della dimora stabile
  • Stabilità dei matrimoni o dei rapporti di coppia
  • Presenza di una rete significativa di assistenza

Il ruolo della famiglia è quello di assicurare un sufficiente contenimento emotivo per fornire un senso di sicurezza e coerenza interna, e questo pone le basi per sviluppare una fondamentale fiducia e aspettative positive.

I bambini si sentono nutriti, capiti e affermati, gli viene permesso di pensare e apprendere, di creare rapporti rapidamente e di accettare i limiti necessari per la socializzazione.

Sono necessarie esperienze successive di sentirsi tenuti e valutati in un ambiente familiare affidabile che stabilisca delle chiare aspettative e confini, per lo sviluppo dell’autocontrollo e il consolidarsi di ideali e di un senso morale.

Questi vissuti familiari primari influenzano prevalentemente la capacità che i bambini hanno di beneficiare delle esperienze scolastiche e della comunità.

Dove queste condizioni favorevoli non prevalgono è meno probabile che i bambini siano attrezzati per riuscire ad elaborare in modo adeguato e dare un senso alle loro esperienze.

L’impatto del maltrattamento è essenzialmente traumatico, travolgendo i bambini con sensazioni, tensioni e sentimenti che non possono assimilare ed esponendoli a primitive angosce difficili da contenere.

I bambini si sentono traditi dal fallimento genitoriale nel salvaguardare la loro sicurezza e integrità, e in risposta divengono rancorosi e timorosi, privi di fiducia in coloro che gli stanno intorno e restii a soddisfare le richieste sociali.

La delinquenza rappresenta un tentativo di difendersi dalle angosce e di dare espressione a questo risentimento.

I delinquenti trovano dei modi per liberarsi dalla tensione attraverso vari meccanismi proiettivi e rendendo altri oggetto dei loro sentimenti di rabbia, paura e confusione che essi stessi trovano così intollerabili.

Galaway (1991) si riferisce alle mancanze nella capacità interna di contenere l’angoscia e rileva la mancanza di un «contenitore genitoriale interno».

Il comportamento è più guidato dall’impulso ad agire e da un bisogno di cercare contenimento esterno, attraverso la provocazione e la manipolazione.

La salute mentale o un esito delinquenziale dipende dall’interazione di molteplici fattori presenti nel bambino, nella famiglia e nell’ambiente, ed è in relazione con la gravità delle situazioni di vita del bambino.

Bambini provvisti di capacità di recupero che vivono in ambienti avversi possono compiere dei significativi progressi mentre ciò può non avvenire in bambini vulnerabili che vivono in ambienti più facilitanti.

Esistono numerosi fattori di rischio ambientale che possono portare ad un’attività delinquenziale:

  • Vivere in sobborghi degradati
  • Disorganizzazione nella comunità
  • Abbandono e disponibilità di droga
  • Povertà
  • Basso livello di scolarizzazione
  • Disoccupazione

Gli adolescenti:

  • hanno difficoltà ad affrontare adeguatamente il loro compito evolutivo di adattarsi all’impatto della pubertà e di negoziare la separazione e l’individuazione
  • temono la loro crescita fisica e la sessualità
  • temono di assumere la responsabilità delle loro azioni

Gran parte del comportamento delinquenziale in adolescenza può essere visto come un crollo nella capacità di affrontare queste angosce e di riempire un vuoto nella crescita inerente al processo di separazione.

Alcuni adolescenti si sentono terribilmente sopraffatti e disorganizzati, e crollano in comportamenti di tipo suicidario o psicotico, altri sono apparentemente più in grado di «farcela», sostenuti dalla tendenza adolescenziale di esprimersi attraverso il «linguaggio dell’azione» e virando verso risvolti delinquenziali.

La maggior parte dei giovani il cui comportamento delinquenziale è persistente ed estremo percepiscono il mondo come fondamentalmente incurante, rifiutante e non degno di fiducia.

Maturano un senso di ingiustizia e oltraggio e un risentimento duraturo che porta al disprezzo e all’indifferenza per gli altri.

L’atto delinquenziale è volto ad attaccare e confondere coloro che sono sentiti come responsabili delle loro difficoltà.

Il delinquente portatore del proprio senso di giustizia si sente incoraggiato a prendere ciò che ritiene gli appartenga e di ingannare e violare coloro che pensa lo abbiano tradito e abusato.

Vi è una stimolante e potente combinazione di disperazione e speranza, infatti il delinquente è determinato sia a «lasciare» l’altro, ingeneroso e ostile, che a impugnare e registrare la protesta.

Winnicot (1965) ha enfatizzato lo scopo essenziale dell’atto delinquenziale come una protesta positiva, autoaffermativa:

  • La tendenza antisociale come una conseguenza e una risposta al «fallimento ambientale»
  • Una messa alla prova dell’ambiente ed un modo di «accampare i propri diritti» per ciò ce fino ad allora gli è stato trattenuto
  • Atteggiamento fondato sulla convinzione che «l’ambiente sia in debito di qualcosa»
  • Un bambino deprivato, che aveva qualcosa di sufficientemente buono e poi l’ha perso in un’epoca in cui era sufficientemente sviluppato e organizzato per percepire come traumatica la deprivazione

Bibliografia

  • Lanyado M., Horne A. (2003), Manuale di psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza, Franco Angeli, Milano
  • Maggiolini A. (2014), Senza paura, senza pietà. Valutazione e trattamento degli adolescenti antisociali, Raffaello Cortina Editore, Milano
  • Winnicot W. D. (1984), Il bambino deprivato. Le origini della tendenza antisociale, Raffaello Cortina Editore, Milano
2019-09-24T15:26:40+00:00