Come è cambiato il mestiere del genitore

Nella cultura precedente alla nostra, che possiamo definire “patriarcale”, avveniva una sostanziale riduzione dell’essere Donna all’essere Madre, intesa come madre del sacrificio e dell’abnegazione:

  • La figura della madre come versione socialmente accettabile, benefica e positiva della femminilità
  • La figura della donna, disgiunta dalla funzione materna, come l’incarnazione della peccaminosità e della lussuria

La libertà sociale e sessuale ha sovvertito la rappresentazione patriarcale della donna, tant’è che oggi le donne lavorano, sono socialmente impegnate e di conseguenza hanno meno tempo da dedicare ai loro figli.

L’organizzazione sociale della nostra vita non facilita l’integrazione tra il ruolo di donna e il ruolo di madre, anzi ne favorisce il divorzio, e da ciò ne possono scaturire inedite versioni patologiche della
maternità, come per esempio quelle madri che vivono i propri figli come un handicap alla propria affermazione sociale.

Nella nostra società possiamo incontrare diverse versioni patologiche della maternità, i cui poli estremi sono rappresentati dalla “madre coccodrillo” e dalla “madre narcisistica”.

Le madri narcisiste, figlie della liberazione sessuale del ’68, hanno lottato giustamente per emanciparsi dalla visione sacrificale e “divorante” della figura materna.

Queste madri rischiano di vivere la maternità come una minaccia alla propria femminilità. Vedono prevalere narcisisticamente la donna sulla madre.

La madre narcisista può risultare egoista, indifferente e distratta che disinveste la propria maternità e vive i figli come un ostacolo alla propria personale realizzazione.

Degli esempi esplicativi possono essere quelle madri che decidono di rifarsi il seno subito dopo l’allattamento, che rifiutano l’allattamento, o ancora che innescano una competizione diretta nei confronti delle figlie.

Per quanto riguarda invece la madre coccodrillo, il suo corpo può diventare una presenza in eccesso, che trattiene il figlio presso di sé e lo riduce a oggetto al servizio esclusivo del proprio piacere.

Lacan ha fornito un’immagine per descrivere questo risvolto patologico della maternità:

  • una madre con la bocca spalancata come quella di un coccodrillo dentro la quale sta il figlio

Una madre che prevale totalmente sul proprio ruolo di donna, quindi sulla sua femminilità, soffocandola e di conseguenza non rispettando la distanza simbolica dal proprio figlio, impedendone il processo di separazione.

E’ invece strettamente necessario far sperimentare una mancanza sana della madre al proprio figlio per far nascere in lui desideri e bisogni indispensabili per la costruzione della sua identità.

Lacan aggiunge nell’immagine un altro elemento decisivo che agisce come il terzo polo rispetto alle due fauci:

  • un paletto che, infilato tra le fauci, le tiene divaricate consentendo al figlio la giusta distanza e separazione dal desiderio materno

La chiusura delle due fauci del coccodrillo che rende il desiderio materno “cannibalico” è dovuta al misconoscimento da parte della madre del suo essere anche donna.

Le funzioni fondamentali del paletto sono quelle di impedire la divorazione, l’assorbimento del figlio nella madre, preservando anche così la differenza fondamentale tra l’essere donna e l’essere madre.

Non è necessario che questo paletto si identifichi esclusivamente con il padre in quanto genitore biologico, infatti l’importante è che vi sia un terzo capace di separare il figlio dalla madre impedendo il loro reciproco assorbimento.

Se madre e bambino costituiscono una coppia chiusa, fusionale, simbiotica, vi è il rischio che il bambino diventi l’unico ed esclusivo oggetto, fonte di piacere della madre.

Il padre introduce perciò il Terzo elemento, trasformando la diade in una relazione a tre nella quale il bambino fa esperienza di una mancanza nella madre che non è tutta madre, ma che ha anche un desiderio che non è rivolto a lui.

Per quanto riguarda la figura del padre, prima della grande crisi dell’autorità avvenuta nel dopoguerra, era socialmente prescritta la mansione di trasmettitore delle regole e dei valori, rappresentare la società, la famiglia, la Chiesa, lo Stato ed il lavoro.

Gli uomini adulti hanno avvertito e sperimentato sulla loro pelle la “crisi dell’autorità” del padre, tirando un sospiro di sollievo poiché se si fosse trattato di indossare i panni del padre “autoritario” non avrebbero né saputo né voluto farlo.

Con la crisi del ruolo dell’autorità, si è creato un grande silenzio attorno alla funzione del padre che sembra non avere più un mandato preciso dalla società.

Il nuovo padre nasce sull’onda del sogno materno della donna che ama, e con la quale ha stretto una relazione intensa e relativamente stabile, ovvero è la donna amata che lo nomina padre del proprio figlio e gli permette di diventare padre simbolico

I nuovi padri sono stati addestrati all’esercizio della loro funzione dalle compagne e mogli e soprattutto dai figli.

Questa è stata la novità sovversiva:

  • imparano il mestiere non imitando loro padre, ma la loro compagna e cercando di capire cosa vuole il figlio, cioè di che tipo di padre avesse bisogno

Il padre si è radicalmente “maternizzato”:

  • ha riconosciuto alla madre una maggiore competenza nella gestione del mondo affettivo del figlio e nella soddisfazione dei suoi bisogni profondi
  • la vicinanza emozionale al figlio lo ha indotto a divenire “empatico”
  • I nuovi padri si mettono in una posizione di ascolto delle esigenze “reali” del figlio
  • un precocissimo coinvolgimento del padre nelle pratiche accuditive

Anche per quanto riguarda la figura paterna abbiamo diversi tipi di disfunzioni possibili nella nostra società.

Il padre disertore, che vive mentalmente altrove e non nella quotidianità del figlio a causa di un invito silenzioso ad essere assente oppure a causa di una consistente difficoltà personale e soggettiva ad entrare nella parte della paternità.

Il padre debole, che è una presenza intrigante, contraddittoria e vagamente seduttiva. Occupa a tempo pieno il proprio ufficio, è ampiamente presente nella scena relazionale ed educativa dei figli e può apparire accudente e interessato ma in realtà non è così, infatti:

  • ha bisogno dei figli, della loro approvazione, e per questo cerca di rendersi interessante
  • ha bisogno del consenso della moglie
  • recita la parte ma non è in grado di affrontare il conflitto e restare emotivamente solo
  • non può prendere decisioni, punire o contraddire

Il padre geloso è un uomo adulto diventano padre naturale, ma che non può e non sa diventare padre del proprio figlio. Una forma specifica di depressione legata all’esercizio del ruolo genitoriale, che appare al maschio come la tomba della giovinezza, della prestanza, della libertà, del codice virile.

Questi padri decidono di rimanere maschi sotto le mentite spoglie del ruolo paterno, perciò devono organizzare la loro sopravvivenza alle prese con un figlio che figlio non è:

  • nella relazione padre-figlio c’è inevitabilmente rivalità
  • nella relazione padre-figlia c’è seduzione e compiacimento nel possesso e nel dominio con conseguente gelosia nei confronti dei giovani maschi che corteggiano la debuttante

Bibliografia

Bauman Z., Modernità liquida, in Prina F. (a cura di), Devianza e Politiche di Controllo, Carrocci, Roma, 2002

Cancrini L., Nuove famiglie, nuovi ruoli, nuove soggettività, relazione presentata al Convegno I.P.R.S. “L’adolescenza ‘liquida’. Nuove identità e nuove forme di cura”, Roma, Maggio 2007

Inguglia C., Culture giovanili e nuove droghe, in Di Blasi M., Sud-Ecstasy. Un contributo alla comprensione dei nuovi stili di consumo giovanile, Franco Angeli, Milano, 2003

Pietropolli Charmet G., Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Ed. Laterza, Roma, 2009

Pietropolli Charmet G., I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte ad una sfida, Raffaello Cortina Ed., Milano, 2000.

Pietropolli Charmet G., L’adolescente nella società senza padri, Unicopli, Milano, 1990.

Prina F., Devianza e politiche di controllo. Scenari e tendenze nelle società contemporanee, Carocci Editore, Roma, 2003.

Recalcati M., Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna, Raffaello Cortina, Milano, 2011.

Recalcati M., Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Feltrinelli, Milano, 2013.

Recalcati M., Le mani della madre, Feltrinelli, Milano, 2015

2018-12-03T18:52:35+00:00